Un uomo entra in un caffè… e scompare.

Era solo un contest, ma a mio avviso una gran bella iniziativa quella di Giuseppe Chiodi, proprietario del blog Immersivita. Dopo la selezione i miei due racconti (e quello dell’amico Ergo Scripsit giunto terzo) sono stati inseriti fra i finalisti e/o menzionati. Di seguito il link, poi il racconto.

Un uomo entra in un caffè e scompare. Questo il titolo dei notiziari, che non rende appieno la verità dei fatti, ma si sa, i giornalisti farebbero di tutto per un lettore in più.
Qualcuno l’ha visto entrare, ci sono numerosi testimoni oculari. Era in strada, camminava con le spalle strette nel cappotto, età media, corporatura media, lineamenti medi, poi è entrato nel caffè. Fin qui tutto normale.
Il rovello che rovina la giornata dell’ispettore Razzi è che nessuno l’ha visto arrivare nel caffè, quell’uomo. Non il barista, non i clienti e neppure il pappagallo nella gabbietta. Tutti riferiscono della folata di vento che ha accompagnato l’aprirsi della porta, ma nessun uomo o donna o bambino si è aggiunto al piccolo gruppetto di avventori intenti a bere caffè decisamente troppo corretti per le nove del mattino e a discutere dei controversi risultati del campionato.
Razzi si strugge e si scervella, entra ed esce, esce ed entra, traguarda, tocca e misura la porta, ne studia anta e telaio, serratura, cardini e maniglia. I suoi uomini interrogano gli allegri bevitori di caffè, mettono sotto torchio il barista, persino il pappagallo che risponde ostinato: “cappuccino e brioche”. Trattengono in stato di fermo i curiosi e i passanti, ma a nulla valgono gli interrogatori, le lusinghe e le minacce delle forze dell’ordine. Nessuno sa nulla, chi ha visto riferisce che l’uomo ha preso la porta e si è dissolto come rada foschia.
L’ispettore Razzi è esasperato, raccoglie i suoi, li sprona a trovare la verità, cammina infuriato avanti e indietro, urla e gesticola per dar forza alle sue parole, poi esce dal caffè e scompare.

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