di Mineko Iwasaki
Mi era piaciuto molto ‘Memorie di una geisha’ di Artur Golden, poi trasposto nel film del 2005, tanto da essere incuriosito dalle diatribe fra l’autore e la fonte principale delle informazioni su cui ha costruito il romanzo: la ex-geisha Mineko Iwasaki si è di molto irritata scoprendo di essere stata citata nei ringraziamenti quando aveva chiesto di rimanere anonima, e ancora di più quando ha scoperto che il romanziere aveva inserito il sesso, in particolare la vendita della verginità di una geisha, nella vicenda narrata. E così, dopo aver ricevuto un lauto rimborso, ha voluto dire la sua con questo libro, per raddrizzare alcune storture del racconto originale. Ne deriva un memoir, ben lontano dall’impianto romanzesco dell’altro, sincero (spero), semplice e pacato, che ben delinea una società distante da noi e difficile da comprendere: una famiglia di nobili decaduti e un intero mondo che ruota intorno alle geishe, al complessissimo cerimoniale e alla produzione dei kimono e dei mille accessori collegati. Mineko si descrive come una bambina strana, introversa e cocciuta, che affronta una durissima formazione fatta di estenuanti esercizi per raggiungere l’eccellenza nella danza, e la vita quotidiana come geisha di maggior successo a Kyoto. Descrive bene l’ambiente dell’okiya, la casa in cui vivono le geishe, le diverse figure che la animano e i rapporti fra di loro, ma soprattutto ribadisce con forza, e appare questo il motore primo del racconto, che il sesso con le geishe non c’azzecca proprio nulla! Le geishe intrattengono gli uomini, ma non solo, con conversazioni brillanti, danze, musica, la famosa cerimonia del tè. Sono richiestissime, o meglio lo erano, e passavano da una festa all’altra come farfalle di fiore in fiore. La vendita della verginità, precisa l’autrice perché questo è il nodo del contendere, è una cosa che riguarda le donne di malaffare, non certo le geishe che sono artiste, non prostitute. Il pensiero del sesso è stato molto lontano da Mineko per la maggior parte della sua vita. Il qui pro quo che ha probabilmente distolto dalla verità il romanziere americano, oltre al desiderio di introdurre tensione narrativa, è il fatto che la parola che indica la vendita della verginità nelle prostitite coincide con quella usata per indicare il passaggio di una maiko, la giovane geisha, al ruolo di geiko adulta, il che non prevede alcuna iniziazione sessuale, ma solo una cerimonia di cambio del colore del colletto. Percorre tutto il romanzo la personalità della Iwasaki caratterizzata da una dedizione al limite della follia, un impegno febbrile, incurante della fatica e della malattia, al fine di diventare la migliore, la più brava, la più pagata. Ma la sua carriera si inquadra in un mondo che si sta sgretolando: dopo la sconfitta nella seconda guerra il Giappone è costretto ad aprirsi al mondo, arrivano gli occidentali e la società evolve con travolgente violenza, portandosi via il piccolo quartiere fatato delle geishe, le sue tradizioni, i rituali e tutto l’impegno profuso da Mineko. Così, all’età di 31 anni, lei si ritira. Si sposa, costruisce una vita normale, ma non abbandona il ricordo di quello che è stato. Un po’ memoire, un po’ documentario, devo dire che mi è piaciuto e ho apprezzato il desiderio di Mineko di veder ristabilita la dignità sua e di tutta la categoria.
Mineko è una bambina schiva e solitaria quando alla tenera età di cinque anni viene allontanata dalla sua famiglia: l’anziana Madame Oima, direttrice di un’okiya, una casa per geishe di Kyoto, ha infatti deciso di farne la propria erede. Così per Mineko comincia una lunga e impegnativa formazione: estenuanti lezioni per apprendere antichi passi di danza, per imparare a suonare gli strumenti della tradizione e per acquisire tutti i segreti di quel cerimoniale rigido e severo che rende le geishe maestre di etichetta, eleganza e cultura. La ragazza s’immerge nello studio e non si concede alcuna distrazione, pur di realizzare il suo unico grande sogno: essere la migliore danzatrice del Giappone. E gli sforzi non saranno vani. Mineko Iwasaki diventa infatti la geisha più brava, ricercata e corteggiata di tutto il Paese. Testarda e fiera, si muove a proprio agio in un mondo che non ammette ribellioni, fino a quando, un giorno, decide di infrangere le regole austere sulle quali è fondata tutta la sua esistenza. Coraggiosa e intraprendente, abbandona le convenzioni che non le hanno permesso di vivere in maniera autentica e sceglie di tornare a essere semplicemente una donna.
Con eleganza, ironia e leggerezza, Mineko ci accompagna attraverso le trame e i segreti di una cultura millenaria, restia a svelarsi, osando strappare il velo di pudore che da sempre avvolge un universo frainteso.