di Romain Gary
Fiumi di inchiostro si sono già spesi su questo libro e non credo di poter aggiungere qualcosa di particolarmente dotto o interessante, se non la mia impressione: l’intero libro è percorso da una levità, da uno sguardo incantato e disincantato al tempo stesso che travalica il semplice percepito del protagonista, il giovane Janek. Con levità si viene condotti attraverso i veri orrori della guerra, le esperienze di quella popolazione che più che combatterla la subisce, che vede i propri valori stravolti dalle necessità della sopravvivenza quotidiana. Così un piatto di patate diviene mille volte più importante che giacere col nemico, sognare un futuro di pace e amicizia, mitizzare un inesistente capo della resistenza, sono le uniche luci che permettono di affrontare un’altra giornata, un buco scavato nella terra diviene rifugio, casa, nido d’amore, culla. Gary ci porta attraverso tutto questo alleggerendo di quando in quando la vicenda con i racconti nel racconto, con i pensieri e le parole dei personaggi declinati senza mai un giudizio, mai una condanna. Più volte ci si chiede se i tedeschi siano i cattivi, o lo siano i partigiani, ma la risposta non c’è. Forse i comandanti sono malvagi, ma non lo è certo la gente, né da una parte né dall’altra, che è solo precipitata in una realtà anomala e aberrante e ha l’unica spinta di giungere alla fine, sopravvivere, mantenere ciò che ha di più caro o per lo meno quel che rimane, quel che la fortuna vorrà salvare dal gigantesco tritacarne bellico. Fra queste spoglie sopravvive l’educazione europea, ideale che emerge piano piano fra le pagine e prorompe nel finale. Un ideale, appunto, un sogno che la Storia ha già provveduto a deludere, ma che è sempre degno provare a seguire. Concordo con chi dice che questo libro dovrebbe diventare obbligatorio nelle scuole, al fianco di Levi, Remarque, Hemingway. Capolavoro!
Educazione europea è il romanzo d’esordio di Romain Gary, ma non è affatto una “oeuvre de jeunesse”, bensì una delle sue opere più importanti. Gary lo scrisse quando era aviatore delle forze alleate durante la seconda guerra mondiale. Apparve nel 1945 e fu subito un grande successo. Sartre lo giudicò il miglior libro mai scritto sulla resistenza. Romain Gary vi racconta la storia di un gruppo di resistenti polacchi: i loro sogni, le loro speranze, i loro ideali, le loro piccole e grandi miserie e i compromessi che la guerra esige. Per sopravvivere e resistere, per affermare anche nel dolore la grandezza della vita e la speranza del pensiero. Il personaggio centrale del romanzo è Janek, un ragazzo che, nella spiccata durezza del combattimento clandestino, conosce il freddo e la fame, il tradimento, l’orrore e la morte senza che l’odio afferri, anche per un solo istante, il suo cuore. Attraverso Zosia, Janek conosce infatti l’amore, attraverso Dobranski, lo studente, il culto della libertà e, attraverso la semplicità dei suoi compagni di lotta, la grandezza dell’uomo. Un sogno alimenta e attraversa ogni riga di queste pagine: che, dalla resistenza comune ai popoli oppressi dal nazismo, non solo sorga il sentimento di una solidarietà europea ma, come recita una poesia di Dobranski lo studente, “l’ultimo stato sovrano crolli ai colpi dei patrioti europei”, “si spenga nel mondo l’eco dell’ultimo canto nazionale”, e l’Europa finalmente “si erga e cammini”.