di Davide Del Popolo Riolo
Appena posato l’e-reader, appena girata l’ultima pagina mi trovo ad assaporare questo romanzo vincitore del premio Urania 2019. Il pugno dell’uomo è un bel libro, scritto bene, che si legge con facilità e piacere. La scelta stilistica è curiosa: delle nove voci narranti ognuna racconta a suo modo: in prima, in terza persona, al presente, al passato, una addirittura in seconda persona, ma il tutto scorre via bene senza alcun disorientamento, perché lo stile è mantenuto con coerenza e capacità. I personaggi ne emergono ben scolpiti, ognuno ha spessore e personalità che spiegano le sue azioni e allo stesso tempo è individuo, mai macchietta. Davvero un bel viaggio, quello in cui ci accompagna l’Autore, che personalmente seguo con interesse e ritengo uno degli astri nascenti (o forse già nati?) della fantascienza italiana. Ma giunto alla fine viene da chiedersi cos’è “Il pugno dell’uomo”. Se vogliamo affidarci alla categorizzazione più ampia che attualmente prediligo, “Il pugno dell’uomo” è senza dubbio letteratura speculativa. Volendo incasellarlo nelle categorie classiche, emergono invece alcuni dubbi: potremmo catalogarlo come steam-punk, perché quello è il livello tecnologico della civiltà descritta, ma è anche fantasy a causa della presenza di quattro differenti razze e distopico per dell’evoluzione della società. Ma forse tentare di incasellarlo è solo una perdita di tempo: è una contaminazione di generi, ma è soprattutto un bel romanzo con una storia potente, che può piacere agli amanti di ognuno di questi filoni o di nessuno. L’unico problema che mi ha ‘turbato’, se così si può dire, riguarda gli spunti: è abbastanza evidente che la parabola del partito politico è ispirato quella del nazismo tedesco, tanto quanto Star Wars si ispira all’Impero Romano a voler essere onesti, e che il rapporto fra Ben e Oleander si ispira alla trilogia dell’amico ritrovato di Uhlman. Forse avrei voluto che questi riferimenti fossero più nascosti, ma sono dettagli. Come ricorda l’Autore stesso in alcuni passaggi, è tutto già successo nella Città, così come è già successo di nuovo e poi ancora nella nostra Storia fatta di cicli di eventi che si ritornano e se ne vanno senza fine. Quel che rimane è che “Il pugno dell’uomo” è un libro di qualità e spessore, un’epopea che nobilita il genere a cui appartiene e lo travalica diventando godibile per lettori di tutti i gusti e, presto per dirlo ma azzardiamo una previsione, rimarrà un punto fermo nella storia della fantascienza italiana.
Un romanzo che affronta in modo originale l’ardita commistione di generi dal sapore steampunk-vittoriano con la hard science fiction e le problematiche connesse alla colonizzazione di mondi alieni, senza dimenticare che la Storia non manca mai di ripetersi, anche nelle più lontane società extra-umane. Grazie a una galleria di personaggi indimenticabili, che nulla hanno di scontato e nulla danno per scontato, il lettore si immerge in un viaggio picaresco ai confini del tempo e dello spazio, per scoprire che non c’è creatura più ambigua e pericolosa dell’Uomo, nell’universo conosciuto.